venerdì 18 marzo 2016

#C'era una volta un muro. Favola

Era un muro normale, la parete esterna di una casa. Una casa normale di una città normale.
Probabilmente un po' malandato, sbreccato e forse con qualche scritta e qualche tag.
Poi divenne un muro disegnato.
A Qualcuno, qualcuno che aveva un ruolo pubblico, venne in mente di pagare un ragazzo, o forse un uomo...di quelli denominati graffitisti o graffitari o street artists perché lo decorasse. Così il muro divenne un muro dipinto.
O meglio disegnato, perché di colore mon ce n'era. Tecnicamente ben fatto, artisticamente freddo secondo me. Ma certo il muro era migliorato…tanto da far desiderare che questa novità, dipingere i muri, potesse prendere piede.
Tutto bene, altri muri furono disegnati dall'uomo col nome di colore e da altri ragazzi che sapevano e amavano farlo. Alcune volte su richiesta, altre solo perché avevano voglia di farlo.
Quando si parlava di muri con la gente tutti rispondevano che quelli si, erano "belli" mica le scritte, le tag "gli scarabocchi" che degradavano la città.
Naturalmente qualcuno, come me, non era d'accordo. Vabbè i disegni figurativi e tecnicamente ben fatti, ma vuoi mettere l'anima, il colore, la vitalità delle scritte e dei tag?
Ma un giorno, bello? brutto?, a un signore che si occupava di arte, un critico, venne un senso di dispiacere al pensiero che tutto potesse finire rovinato, sgretolato, sciupato e pensò, credendola cosa buona, di salvare la street art.
Chiese aiuto a chi poteva darglielo, e iniziò l'opera, difficoltosa, difficile, quasi chirurgica, di rimozione di alcuni di questi lavori. Salvati ed esposti in un luogo consono si sarebbero mantenuti e avrebbero raccontato ai posteri che ai nostri tempi esisteva questa forma di arte e di libertà.
Apriti cielo, l'uomo col nome di un colore, senza riflettere e forse aizzato da chi non gradiva tutta la questione, si scagliò contro gli ideatori del salvataggio. Ma non solo, iniziò a coprire, ridipingendoli con del colore grigio, i suoi lavori. Anche quelli che gli erano stati pagati.
E il muro, che all'inizio aveva una sua dignità di muro nel colore dominante in città, diventò una brutta cosa grigia.
Era triste il nostro muro, grigio non era il suo colore, lo imbruttiva……e quando passavano i ragazzi con le bombolette, che andavano ad abbellire e scrivere su altri muri lui sospirava e gemeva.
Ma un bel giorno qualcuno percepì magicamente il suo desiderio, e il suo lamento, e come per incanto apparvero sul grigio i primi graffiti colorati. 
Che saranno seguiti, io spero, da tanti altri, da scritte e tag e disegni allegri, finchè il triste muro di quella città diventerà uno dei più bei muri mai visti!



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