martedì 14 marzo 2017

#Auroville #quel che ricordo

No, non ricordo quasi più nulla.
La Guest House dove soggiornammo era molto rustica, ma parlo di 25 o forse 30 anni fa.

In una casetta/capanna, davanti alla quale sono fotografata assieme a M.me Beretta, conosciuta in quei giorni e che insegnava yoga ai bambini, c'erano due letti DURISSIMI e l'altro ospite era un uomo, che conoscevo appena pur essendo del gruppo con il quale viaggiavo. Adesso siamo amici, ma sul momento fu durissima.
Il bagno era fuori, all'aperto: una turca con doccia protetta da un muretto di mattoni messi in modo che fra uno e l'altro rimanesse un vuoto (ci sarà un nome appropriato per questo ma non lo so).  Intorno la foresta…..Superai non pochi tabù e timidezze in quei giorni.
Ma le difficoltà pratiche, che ricordo solo perché ho ritrovato questa foto,




non intaccarono minimamente il piacere di essere lì. 
Natura…verde…pace….Spiritualità, e tutto questo voluto e ricreato dall'uomo.
Con gli abitanti pochi contatti comunque erano persone dolci e delle più svariate provenienze. 
Ricordo una sorta di bazar per comprare souvenir, fatti a mano da abitanti del posto e molto graziosi, a prezzi modicissimi (Comprai uno zainetto in tessuto a disegni rosa che mia figlia conserva ancora).
Ho letto che in Auroville non circola denaro, forse è vero che tra gli abitanti non ne circola, ma soggiorno, cibo e quanto serve si pagava…anche se davvero poco.
Con due amici approfittammo del fatto di essere in India per andare a   visitare  l'Ashram di Sai Baba, lontanuccio e quindi due /tre giorni se ne andarono così (Andare da Sai Baba: altra avventura!!!)
L' ultimo giorno, in un grande anfiteatro si teneva una cerimonia…..ma io ero tanto stanca, mi svegliai all'ultimo momento, per arrivarci bisognava camminare e camminare per viottoli sconosciuti….e così arrivai che era quasi finita.
Il saluto definitivo lo ebbi mentre, accanto alla mia sacca da viaggio appoggiata in terra, attendevo il pullman che ci doveva portare all'aeroporto: un delizioso cagnolino si avvicino', mi leccò la caviglia e alzando graziosamente la zampetta…annaffiò il mio bagaglio!
So che nel suo linguaggio voleva dire: sei di mia proprietà, non te ne andare!

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